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Imessouane, Marocco, Costa Atlantica, 2008

[..] «i saggi raccontano che chi abbandona il mondo per venerare Dio soltanto si lascerà alle spalle tutti i piaceri e l'abbondanza della vita, accontentandosi dei soli frutti di Dio e basando la propria sussistenza esclusivamente su piante e acqua».Dopo una pausa gravida di riflessione disse:«Avrei potuto venerare Dio continuando a vivere tra le Sue creature, perché la venerazione non richiede necessariamente la solitudine. Non ho lasciato la gente per vedere Dio, poiché L'ho sempre visto alla casa di mio padre e di mia madre. Ho abbandonato la gente perché la loro natura contrastava con la mia, ed i loro sogni non corrispondevano ai miei... Ho lasciato gli uomini perché ho scoperto che la ruota della mia anima girava in una direzione e strideva aspramente contro le ruote di altre anime che giravano in direzione opposta. Ho lasciato la civiltà perché ho scoperto che è come un vecchio albero marcio, forte e terribile, le cui radici sono serrate nell'oscurità della terra e i cui rami si protendono al di là delle nuvole; ma i suoi fiori sono l'avidità, il male e il crimine, e i suoi frutti la sofferenza, la miseria e la paura. Chi ha cercato d'infondere in essa il bene e di modificarne la natura non è riuscita nel suo intento. È morto deluso, perseguitato e tormentato».Yusif si chinò verso il caminetto, come se attendesse di vedere che impressione avevano fatto le sue parole nel mio cuore. Pensai fosse meglio limitarmi ad ascoltare, ed egli continuò:«No, non ho cercato la solitudine per pregare e per vivere da eremita...poiché la preghiera, che è il canto del cuore, giunge alle orecchie di Dio anche se confusa in mezzo alle grida e ai lamenti di migliaia di voci. Vivere da recluso vuol dire torturare il corpo e l'anima e mortificarne le inclinazioni, è un tipo di esistenza che mi ripugna, poiché Dio ha edificato i corpi come templi dello spirito, ed è nostro compito cercar di meritare e di conservare la fiducia che Dio ha riposto in noi.No, fratello mio, non ho cercato la solitudine per motivi religiosi, ma unicamente per evitare le persone e le loro leggi, i loro insegnamenti e le loro tradizioni. le loro idee, il loro chiasso e i loro lamenti. Ho cercato la solitudine per non vedere i volti di uomini che si vendono e comprano allo stesso prezzo cose che sono spiritualmente e materialmente inferiori a loro.Ho cercato la solitudine per non incontrare quelle donne che camminano con alterigia, con mille sorrisi sulle labbra, mentre in fondo ai loro mille cuori non c'è che un unico fine.Ho cercato la solitudine per nascondermi dagli individui compiaciuti di sé che, nei loro sogni, vedono lo spettro della conoscenza e credono di aver raggiunto il loro scopo.Sono fuggito dalla società per evitare coloro che, al loro risveglio, vedono soltanto il fantasma della verità, e gridano al mondo di aver acquisito totalmente l'essenza della verità stessa.Ho abbandonato il mondo e ho cercato la solitudine perché mi sono stancato di rendere omaggio alle moltitudini che credono che l'umiltà sia una sorta di debolezza, e la compassione una specie di viltà, e lo snobismo una forma di forza.Ho cercato la solitudine perché la mia anima non ne può più di avere rapporti con chi crede sinceramente che il sole, la luna e le stelle non sorgano se non nei loro scrigni e non tramontino se non nei loro giardini.Sono scappato via da coloro che aspirano a cariche pubbliche, che danneggiano la sorte terrena della gente gettandogli polvere d'oro negli occhi e riempendogli le orecchie con discorsi senza senso.Mi sono allontanato dai sacerdoti che non vivono conformemente a ciò che dicono nei loro sermoni, e che pretendono dagli altri ciò che non chiedono a loro stessi.Ho cercato la solitudine perché non ho mai ottenuto gentilezza da un essere umano senza pagarne l'intero prezzo col mio cuore.Ho cercato la solitudine perché detesto quella grande e terribile istituzione che la gente chiama civiltà, quella simmetrica mostruosità innalzata sulla perpetua disgrazia delle razze umane.Ho cercato la solitudine perché in essa lo spirito, il cuore e il corpo possono trovare pienezza di vita. Ho trovato le praterie sconfinate dove riposa la luce del sole, dove i fiori esalano il loro profumo nello spazio e dove i ruscelli cantano durante la loro corsa verso il mare. Ho scoperto le montagne su cui ho trovato il fresco risveglio della Primavera, la brama piena di colore dell'Estate, i profondi canti dell'Autunno e lo stupendo mistero dell'Inverno. Sono venuto in questo remoto angolo del dominio divino perché desideravo ardentemente di conoscere i segreti dell'Universo e avvicinarmi al trono di Dio».Yusif respirò profondamente, come se si fosse liberato di un peso.I suoi occhi risplendevano di una strana luce magica, e sul suo volto raggiante apparivano i segni dell'orgoglio, della volontà e della soddisfazione.Trascorsero alcuni istanti, durante i quali lo fissai con tranquillità, riflettendo sulla rivelazione di ciò che prima mi era stato nascosto; quindi mi rivolsi a lui dicendo:«Senza dubbio hai ragione sulla maggior parte delle cose che hai detto, ma la tua diagnosi della malattia sociale dimostra anche che sei un buon medico. Credo che la società malata abbia disperatamente bisogno di un medico come te, che dovrebbe curarla o farla morire. Questo mondo afflitto implora la tua attenzione. Ritieni giusto o misericordioso tirarti indietro di fronte al paziente che soffre e negargli la tua assistenza?».Yusif mi guardò con l'espressione pensierosa, poi disse in tono sconsolato:«Sin dagli albori del mondo, i medici hanno cercato di guarire i disturbi della gente; alcuni hanno usato il bisturi, altri hanno fatto ricorso a pozioni, ma la pestilenza si è diffusa senza lasciare alcuna speranza. Io desidererei che il paziente si accontentasse di rimanere nel suo sudicio letto, a meditare sulle sue ferite che non si rimarginano; egli invece protende le mani da sotto la veste, afferra la gola di chiunque vada a fargli visita e lo strangola.Quale ironia!Il paziente malvagio uccide il dottore, poi chiude gli occhi e dice dentro di sé: "Era un grande medico".No, fratello, nessuno può far del bene all'umanità. Il seminatore, per quanto saggio ed esperto possa essere, non può far germogliare il campo d'inverno».«L'inverno degli uomini», ribattei, «passerà, e allora giungerà la bella primavera, e i fiori sbocceranno di certo nei campi, e i ruscelli guizzeranno di nuovo nelle valli».


Gibran Kahlil Gibran, LA TEMPESTA, L'eremita Yusif El Fakhri

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