incubo

Niccolò Dell'Arca, Compianto sul Cristo morto, particolare,
1485, Chiesa di S.Maria della vita, Bologna


Johannes impiegò trentun anni per comporre la sua unica opera. Trentun anni per liberarsi di una voce, di un sogno, e per dimenticare la storia di Erasmus e del violino nero. E, durante tutti quegli anni, non suonò mai il violino.


Il giorno in cui vergò l'ultima nota della sua opera, Johannes Karelsky comprese che tutto il suo lavoro era stato vano. Mai nessuno avrebbe potuto cantarla come Carla Farenzi.


Allora, per una curiosa inclinazione dello spirito che davvero rasentava la follia, prese il quaderno cui, per così tanto tempo , aveva affidato le note della partitura, e lo scagliò nel caminetto. In qualche secondo, vide sparire tra le fiamme l'opera della sua vita. "Ecco", disse a se stesso, "con questa storia ho chiuso". Poi si distese sul letto, il corpo sfinito ma l'animo sereno, e per la prima volta nella sua vita , capì di essere felice.


Aveva composto la sua opera immaginaria.


Morì quella notte, senza accorgersene, nella profondità del suo sonno e al calore del suo sogno.


Maxence Fermine, Il violino nero

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' un pezzo magnifico quello che hai riportato, accompagnato da un'immagine altrettanto bella. Entrambe le cose per me sconosciute, fino ad ora, quindi doppiamente belle. (via Clelia) Grazie.