altra dimensione

 shelter rock painting , Bhimbetka, India, paleolithic

Noi siamo soliti credere che un oggetto sia costituito da tre dimensioni; in realtà ogni oggetto prodotto e in qualche modo usato dall'uomo ne contiene anche una quarta: il "contenuto", che fa assumere a quell'oggetto un suo specifico significato.
Se in certe espressioni artistiche attuali può essere dominante il gusto estetico, la ricerca pura del colore e delle forme, nella Preistoria è stato dominante il CONTENUTO, la quarta dimensione della realtà, la stessa dimensione che spinge il bambino ad esprimersi attraverso forme, segni, simboli, colori, composizioni che esulano dai nostri canoni estetici.
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Diversi sono gli schemi mentali , gli interessi, le categorie ideologiche formali, le funzioni delle cose e delle opere prodotte, delle forme, degli strumenti, i contenuti della realtà, i modi di riprodurre la stessa. La produzione infantile, la produzione dei primitivi, la produzione preistorica e protostorica sono essenzialmente linguaggio carico di contenuto.
Noi quando parliamo di "arte" , siamo soliti riferirci al realismo occidentale, all'evoluzione e alle conquiste del nostro mondo e crediamo, come giustamente fa osservare l'Arnehim, che tale realismo sia "... la meta naturale di ogni forma artistica..."; o addirittura siamo convinti che esista una sola realtà delle cose, mentre ogni cosa è una realtà diversa per ognuno di noi e ancora di più per le culture diverse dalla nostra.
Difficilmente sappiamo pensare in altri termini e spesso escludiamo a priori che possano esistere altre realtà , un altro tipo di realismo o un altro approccio alla raltà.
Certa arte occidentale evoluta, proprio nella sua evoluzione e finalizzazione, si è allontanata, o meglio diversificata, dalle funzioni delle manifestazioni di cultura figurativa dei popoli preistorici e primitivi.
Oggi le opere d'arte, o le presunte tali, secondo gli schemi mentali occidentali, possono essere produzione fine a se stessa,  creazione per l'artista che le ha prodotte, motore per un senso di piacere estetico per chi le guarda o - addirittura - incomprensibili; quindi, distaccate dalla realtà di ognuno.
Nell'antichità e per gli uomini primitivi, la produzione figurativa "... è uno strumento pratico per molti importanti compiti della vita quotidiana - come dice ancora l'Arnheim - ... dà corpo a poteri sovraumani così da renderli attivi in concrete azioni , rimpiazza oggetti reali, animali o uomini, in tal modi si addossa i loro compiti; registra e trasmette informazioni; rende possibile l'esercizio di influssi magici , creature e cose lontane..., - ... ciò che conta per tutte queste operazioni, non è l'esistenza materiale delle cose, ma gli effetti che esse esercitano o che sono su diesse esercitati...".
Probabilmente queste opere pur essendo state realizzate quasi sempre da pochi "specialisti", erano da tutti comprese in quanto i loro contenuti, anche se ideogrammati, erano parte della cultura comune.
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 Segni come parole, il linguaggio perduto, Ausilio Priuli



La Foresta, Alberto Giacometti, bronzo, 1950






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