Lezione n1. Il Carrillon

Martha Graham


Il carillon ha compiuto la sua magia. Ho capito che portavo dentro di me il germe della mia stessa morte, che è il dubbio. Orfeo si è voltato verso Euridice perchè non ha osato credere alla sua resurrezione. Violinista, correvo verso la perfezione perchè non volevo credere di poterla incarnare. La tristezza nasce dal correere dietro alle cose. Dietro alla verità, alla musica, al paradiso. Li si cerca all'asterno di se stessi, dove non esistono, mentre si tratta d'immergersi all'interno del nostro essere, dentro la trasparenza dell'anima, per trovarli. L'incrinatura attraverso cui si insinua la tristezza è quella dalla quale si lascia entrare il mondo delle apparenze e delle cose futili. É triste quando, per routine, per pigrizia, si smette di scavare, di frugare nel proprio cuore e nell'anima fino al centro di gravità. É in questa ricerca perpetua che si può diventare sempre più sobri, sempre più semplici, abbandonare gli orpelli per capire, cercare e afferrare l'assenziale, arte suprema che permette di riprendersi tutto in un colpo solo. É così che si trova il proprio stile, e trovarlo vuol dire prendere le armi contro la morte. Direi persino che è la sola arma capace di difendere la vita e la luce.
Nell'alzarsi Hans fece strusciare la poltrona sul pavimento.
- É tardi. Le chiamo un taxi. Ho risposto alle sue domande?
- Sì. Sono felice di averle portato il regalo del professore. Il carillon è perfetto qui da lei.
- Prima che vada, le faccio anch'io un regalo da parte sua. Le dirò le parole che il professore mi ripeteva, lui che ogni volta che gli chiedevo un consilgio mi rispondeva: «Ascoltati meglio». Erano le parole pronunciate dal rabbino Zusya di Hanipol, nell'evocare il giudizio universale: « Nel mondo a venire non mi verrà mai chiesto: "Perché non sei stato Mosè?"
No. Mi verrà chiesto: "Perché non sei stato Zusya?"»
Annuii. - É davvero un bel regalo. Grazie Hans.

Hélène Grimauld,
Lezioni private

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