occhi veritas

Vermeer, Ragazza che scrive una lettera, 1665


Il tempo passato al bar a fumare e bere birra giocando a carte, è tempo rubato alla possibilità di crescita e consapevolezza nell'esistenza. Gli occhi divengono lo specchio di un'anima vuota. Non è l'ozio a far male, ma la coltivazione persistente dell'inconsapevolezza.



Il surrealismo
è arte accademica sotto mentite spoglie, estetica negativa, sospetto verso la perfezione, aperta opposizione all'arte moderna. Il suo appello alla libertà è angusto a causa della sua angusta rigidezza. Per i suoi seguaci la tradizione artistica e la sua qualità non contano nulla; sono ubriachi di spontaneismo psichiatrico e di sogni indecifrabili. I surrealisti vendono dell'intrattenimento zoppicante. Il loro modo di vedere la vita differisce enormemente dal mio, per natura affondiamo le nostre radici in ambienti opposti. Le loro idee sono bizzarre e per così dire disinvolte, pressochè ludiche. Non hanno nel modo più assoluto la serietà che ritengo dovrebbe caratterizzare un artista. L'arte deve sempre assere una cosa seria. Forse la mia convinzione viene dal fatto che io sono armeno, mentre loro non lo sono. L'arte deve essere sempre una cosa seria, niente ironia, niente commedia. Nessuno ride di ciò che ama. Miei cari, l'arte non è mai un gioco. Dal mio punto di vista, i surrealisti, dal momento che interpretano l'arte come un gioco, sono a loro volta giocatori, non artisti. Tutto questo non ha alcun senso. L'arte deve restare struttura e plasticità, altrimenti si riduce a mero divertissement dell'inconscio, in cui ciascuno gioca senza alcun rispetto delle regole, delle attestazioni di credibilità, della qualità. L'arte è meravigliosa fin quando è tenuta al riparo dalla frivolezza. Decisivi sono non tanto i nuovi soggetti, quanto i nuovi modi di esprimere i concetti universali nel linguaggio della modernità. La feticizzazione della novità depriva l'arte di quelle basi estetiche che si è faticosamente costruita nel corso del tempo, e la rende riserva del prosaico e anonimo uomo d'affari. Nell'arte la tradizione è la grandiosa danza corale della bellezza e del pathos, in cui molte diverse epoche si tengono per mano unite da uno sforzo comune, e al tempo stesso ognuna offre il proprio contributo peculiare e individuale all'evento collettivo, proprio come accade nella nostra danza di Van; ognuna di loro perde qualsiasi significato se il cerchio delle mani viene spezzato. [...]

Arshile Gorky, lettere alla sorella Vartoosh, 1947


Nessun commento: